Scegliere per costruire

25 Gen 21 | Psicoterapia

Ho visto un po’ di tempo fa una vignetta in cui un personaggio chiede ad un altro “Cosa devo prendere per essere felice?” e l’altra risponde “Una decisione”.

E’ un messaggio semplicistico (e sappiamo quali e quanti rischi si annidino nelle semplificazioni), ma rende l’idea. Per lo meno l’idea di cui voglio parlare oggi.

Partirò da una piccola vicenda personale. Quando ho avuto l’idea di rifare il bagno di casa e mi sono messa concretamente a pensarci, pur trattandosi solo di un bagno, sono stata sopraffatta dalla quantità di scelte che dovevo prendere. Progetto, impresa, colori, costi, tempi, un’infinità di materiali di cui non conoscevo nemmeno l’esistenza, e, per ogni scelta, almeno tre, quattro o infinite opzioni da escludere.

Per affrontare le difficoltà che non mi parevano alla mia portata, a meno di non mettere tra parentesi TUTTO il resto della mia vita, ho per prima cosa temporeggiato (si, la procrastinazione fa speso parte del processo, ma non ne parlerò qui) e poi ho tentato di affrontare il problema con metodo ragionato e razionale chiedendo ad un’amica architetto il progetto e dei preventivi a delle imprese.

La partenza è stata buona, il progetto è arrivato e mi ha subito convinto, ma le due persone che sono venute e fare un sopralluogo invece di portarmi risposte mi hanno fatto altre domande a cui non sapevo rispondere; nel frattempo il preventivo dei materiali è risultato essere una cifra esorbitante e la combo di questi due ostacoli ha confermato la prima sensazione di insormontabile difficoltà. Il fatto che il mondo intorno rifacesse bagni, quando non addirittura interi appartamenti, mi lasciava incantata e ammirata per il coraggio e l’abilità. Così ho sospeso le decisioni e lasciate appese le informazioni raccolte. Sono subentrate altre idee, priorità, progetti e il bagno, con tutto il suo corollario di scelte sospese, è finito sullo sfondo.

Poi è successo che ho visto delle mattonelle che mi piacevano.

Intorno a loro ho immaginato i colori ed il resto dei componenti. Una nuova collega raccontandomi della ristrutturazione di casa mi ha parlato del fratello impresario edile e il gioco era più o meno fatto. Di mezzo c’è stata una pandemia ed un lockdown, ma il processo era stato messo in moto e non sono stati che contrattempi sulla strada che mi stava portando verso il mio bagno nuovo.

Sarebbe stato impossibile scegliere tutto con la razionalità, così come scegliere solo con l’istinto.

E’ stato cruciale individuare un principio da cui far dipendere le scelte, un punto fermo, uno zero, da cui mettere in moto una piccola e poi grande concatenazione di decisioni.

Un granello piccolissimo è cominciato a rotolare sul pendio della scelta e a poco a poco si è formata una valanga buona che ha messo in moto un cambiamento. Un piccolo dettaglio insignificante: una mattonella bianca e lucida, si è trascinata tutto il resto. La mia abilità, a posteriori è stata quella di non fermarne la corsa.

Come? Non tornando sui miei passi dopo averla scelta, ad esempio. Ho resistito alla tentazione di farmi mettere in crisi da una mattonella meno bianca o meno lucida. Ho mantenuto saldo il punto di partenza da cui sbrogliare la matassa. Ne dovevo ancora sbrogliare un buon 98%, ma mi ero data una direzione.

Insisto tanto sul mio bagno e su quella mattonella non perché voglia magnificarlo più di quanto non sia necessario: è comunque solo un bagno, ma perché mi aiuta a parlare del processo decisionale che si è messo in moto e che può riguardare ben altro.

Quando mi chiedo che lavoro sia quello dei grandi manager d’azienda e perché vengano pagati tanto penso che sia un caso esemplificativo della funzione cruciale che hanno le decisioni in un’organizzazione come in una vita.

Scegliere è cruciale perché è ciò che consente di progredire, permette alla vita di fare il suo corso.

Prendere decisioni non è un processo che si improvvisa; contempla fare sintesi nella complessità e poi agire seguendo una linea che nessuna autorità potrà mai garantire con il bollino blu della scelta giusta, ma che costituisce il mattone su cui continuare a costruire. Mettere mattoni è impegnativo, significa dare forma alla propria vita, costruire un muro o buttare giù una porta. Dividere, ampliare, proteggersi, accogliere.

Senza costruire non si abita nulla, ma scegliere un tipo di casa o materiali significa escluderne altri e questa responsabilità può far paura.

Tessere le lodi della scelta non significa che si possa scegliere sempre.
Ci sono momenti in cui non è possibile farlo. Perché occorre ancora immagazzinare informazioni e sostare nella complessità, ad esempio, e aspettare di vedere la mattonella bianca che rende tutto il resto, se non meno difficile, per lo meno più chiaro.

Oppure perché una scelta la si è appena fatta e occorre darle di tempo di fare il suo corso. Penso alle cure: Vorremmo dei santoni con le soluzioni in tasca. Vorremmo non dovere aver pazienza. Vorremmo la mossa giusta in grado di cambiare il corso degli eventi, ma nella stragrande maggiornaza dei casi si tratta di dare alla cura tempo e fiducia.

Sono giuste tutte quelle scelte che danno una direzione alla vita e consentono di costruire e di cambiare perché come diceva Darwin “Non e’ la specie più intelligente a sopravvivere e nemmeno quella più forte. E’ quella più predisposta ai cambiamenti” così la vita più felice non è quella che non sbaglia mai, ma che sa scegliere e cambiare per seguire il suo corso.

Ecco in definitiva perché quella vignetta mi piacque tanto.
Perchè salta un bel po’ di passaggi, ma penso ponga l’accento sulla mattonella giusta.