Quel posto chiamato CASA

22 Mar 20 | Attualità

Oggi più che mai la casa è il nostro luogo.

Il rifugio, la prigione, la salvezza. #iorestoacasa è un messaggio che ci arriva in continuazione come necessaria, salvifica misura contenitiva al contagio di questo morbo che sta cambiando le nostre vite.

Cosa significa stare a casa?

Di cosa godiamo stando a casa e di cosa ci priviamo?

La casa è per eccellenza la nostra zona di comfort, quella dove possiamo dismettere gli abiti pubblici e indossare le nostre private abitudini e idiosincrasie, allentare il controllo sulle nostre spigolosità, essere immersi solo dagli stimoli che scegliamo.

Musica, cibo, riposo, conversazioni, letture, film, passatempi: sono molte le aree di comfort che la nostra casa può regalarci.

Proprio per questo non uscirne mai o quasi può diventare rischioso. Non spingersi più in là di ciò che il nostro spazio privato offre ci priva di stimoli che sono necessari per la nostra vita e vitalità e che sono quelli che ci mancano in queste settimane così difficili.

La casa è anche una personificazione esteriore del nostro stato interiore, dice molte cose di noi: ordinata o disordinata, colorata o bianca, essenziale o ridondante di oggetti, di design o vintage, funzionale o estetica.

Conosciamo tutti, se non altro per averne sentito parlare, il libro o la serie Netflix in cui la giapponese Marie Kondo spiega “Il magico potere del riordino”, basato sul principio che fare ordine negli spazi in cui viviamo porti beneficio anche al nostro benessere interiore.

Per non parlare dei potenti significati simbolici che la casa assume nella nostra vita onirica. Fu grazie ad un sogno che aveva come oggetto la casa che Jung teorizzò per la prima volta la visione di inconscio collettivo*.

E fu parlando di casa che Goethe scrisse È più felice, che sia il re o il contadino, colui che trova pace nella sua casa.

Ma allora cosa serve per trovare pace in casa propria?

Per parlare di questo ho chiesto aiuto all’amica Paola Marangoni, agente immobiliare, che che di incontri tra case e persone se ne intende. Le ho fatto alcune domande per comprendere, dal suo punto di vista, il rapporto che lega le persone alla casa.

Paola, come sei arrivata a fare il lavoro di agente immobiliare?

Conosco questo lavoro da quando sono piccola perché mia madre aveva un’agenzia immobiliare. Nel 2006, mentre studiavo Scienze della Comunicazione, ho cominciato a darle una mano e mi sono resa conto che era un lavoro che mi piaceva. Mi piaceva il fatto che fosse vario: ci sono il rapporto con le persone, l’architettura, la comunicazione e anche tutti gli aspetti più burocratici/giuridici per i quali mi sento portata. Mi hanno sempre attratto anche il ruolo un po’ da azzeccagarburgli che segue i vari passaggi e sbroglia gli intoppi. Insomma c’è molto altro, oltre alla vendita. Così nel 2014 ho aperto l’agenzia che porta il mio nome, Immobiliare Marangoni.

Cosa chiedono le persone quando vengono da te perché stanno cercando una casa?

Quasi sempre mi descrivono la casa dei sogni: una casa con il terrazzo, al 4° piano, piena di luce, in una bella zona.

Questo sogno da dove arriva, secondo te?

E’ la casa dove immagini la vita che vorresti. Il terrazzo rappresenta l’idea di uno spazio aperto, senza niente sopra, con del verde, dove potersi vivere pienamente gli spazi e invitare gli amici. La luce porta positività, vita, allegria. Un grande cucina con un soggiorno rappresenta la possibilità di stare insieme con famiglia e amici; anche nelle metrature piccole il living grande è irrinunciabile. La condivisione della quotidianità coincide con un’idea di benessere anche se magari nella realtà sei uno che non si cucina nemmeno un uovo.

Ci sono elementi poi che rendono la casa unica. Il terrazzo, ad esempio è uno di questi e dà valore alla casa anche economicamente.

E, nella cultura italiana, si dà grande valore alla casa. La casa “Te la devi comprare”: è quasi un modo di dire. Se sei in affitto sei, per definizione, precario, transitorio. L’acquisto è un traguardo che arriva a monte di sacrifici.

E’ ancora così, anche se le tendenze stanno cambiando così come sono cambiate negli anni le prorità nella scelta della casa.

Mentre oggi sono, per l’appunto, il living, le camere e il terrazzo, negli anni 80 anni erano la portineria, un grande ingresso, possibilmente doppio, lo sgabuzzino.  Il desiderio di casa è cambiato così come è cambiato il modo di vivere la vita.

Se prima il must have era la casa con portineria oggi interessa a pochissimi. E le cose continueranno a cambiare: le generazioni a venire compreranno molto meno e staranno di più in affitto. Il mutuo crea radicamento, rappresenta un vincolo. Oggi si tende a pensarsi maggiormente in movimento, l’acquisto della casa della vita non rappresenta più un traguardo.

Desideri e quindi criteri di scelta dipendono anche da chi paga. Se pagano i genitori bisogna fare i conti anche con i loro desideri su quello che vogliono per i figli.

Come avviene la scelta?

Sono pochissimi quelli che scelgono da soli: anche se sei single, alla seconda visita vieni sempre con un amico, più spesso con la mamma, con la famiglia. La casa ti lega alle tradizioni, rimane una questione di famiglia. Il rapporto con il genitore influisce sulla scelta. Ci sono famiglie in cui ,se i genitori esprimono parere negativo, la casa non si compra, altre in cui il parere viene espresso, se ne discute, ma influisce meno.

Un’altra cosa che mi viene da dire sulla scelta è che la casa è donna. L’ultima parola è, 9 volte su 10, della donna.

E’ facile pensare che, con una gran disponibilità economica, la maggior parte dei problemi e dubbi nella ricerca di una casa siano risolti. Sei d’accordo con questa affermazione?

No, non sono d’accordo. Ad ogni portafoglio il suo problema. Portafoglio piccolo: mi daranno il mutuo? Portafoglio grande: sto comprando ciò che posso avere? Sto prendendo il meglio o c’è una casa ancora migliore?

Inoltre la casa perfetta non esiste nemmeno se la costruisci da zero. Banalmente perché se una casa è vicino alle montagne non potrai farti il bagno in mare appena sveglio la mattina.

Il momento della ricerca di una casa coincide generalmente con l’avvio di un progetto importante, quindi è facile immaginare che ci siano entusiasmo e positività. E’ così nella tua esperienza o ci si trova a che fare anche con ansie e paure? Quali?

Bisogna considerare che il progetto casa può essere legato anche a transizioni di vita dolorose – penso ad esempio al caso di lutti o divorzi.

Però è vero che la casa rappresenta sempre una nuova partenza. Se anche arrivi da momento negativo il fatto di cambiare casa è un ripartire. Prendi nuove abitudini, occupi nuovi spazi.

Ciò che di negativo spesso capita è la delusione tra aspettativa e realtà. Dopo aver visto l’annuncio di una casa che promette bene è inevitabile fantasticarci su,  quando poi si vede la casa dal vero è frequente che fantasia e realtà cozzino bruscamente. Lì subentra la delusione. Se capita molte volte ci si può sentire sconfortati rispetto all’intero progetto.

Nel momento in cui scatta la scelta della casa, poi, ci sono reazioni diverse. Il deciso è entusiasta. L’indeciso è assalito dai dubbi.

In questi casi qual è il tuo ruolo?

Accompagno. Cerco di capire se la paura di fare l’offerta è frutto di un’indecisione sulla casa, quindi è una paura sana o se fa paura perché è una scelta importante che spaventa a priori.

Ragiono molto con il cliente per capire se la scelta è giusta o se è meglio proseguire la ricerca.

Stiamo attraversando un periodo particolare rispetto a questo tema. Cosa pensi aiuti a vivere al meglio possibile questa permanenza coatta e protratta in casa?

Penso che il punto di vista utile sia occuparsi della casa come se ci stessimo occupando di noi.

Ad esempio facendo quotidianamente qualcosa per che normalmente non faremmo: mettere a posto gli armadi, riordinare la libreria, scegliere le foto da mettere nelle cornici, curare il balcone, buttare via roba che non sappiamo nemmeno perché abbiamo, riscoprire cosa contengono quei  cassetti che non apriamo mai. Se mi prendo cura del mio spazio, alla fine della quarantena avrò una casa che mi piace di più.

E poi guardarmi intorno: cosa vedo? Quali colori, piante, oggetti? Mi va bene così o la voglio migliorare?

Se ci dovessimo accorgere che la nostra casa non ci corrisponde più, prendere il coraggio di cambiarla. Anche la casa si trasforma con noi. A seconda della fase della vita abbiamo esigenze diverse. In alcuni momenti possiamo avere bisogno di un grande guardaroba, in altri di una grande cucina o un grande bagno.

Ti viene in mente una situazione particolare che hai vissuto e che ha a che vedere con il desiderio o una paura legata alla scelta casa?

C’era questa signora che cercava casa da 3 anni senza successo. E’ venuta a visitare una delle case che avevo in vendita: una casa particolare, molto personalizzata; intrisa del carattere della venditrice in moltissimi dettagli. Quando la signora è entrata per la visita è rimasta folgorata: era arredata COME la casa che doveva lasciare! Le tende, addirittura, erano state comprate nello stesso negozio. Si è riconosciuta nello stile e si è decisa senza doverci pensare.

Il giorno successivo firmavamo la proposta di acquisto. Quando sono tornata, qualche tempo dopo, non aveva praticamente cambiato nulla. Ha ritrovato in quello stile qualcosa di famigliare che le apparteneva quindi appropriarsene nella pratica è stato molto naturale.

 

* C.G. Jung. Ricordi, sogni, riflessioni. BUR, 1992