Manipolare o informare

20 Dic 20 | Attualità

C’è una cosa che mi ha provocato molto fastidio nell’ultima settimana – e non solo – ed è il modo in cui la stampa ha gestito l’attesa del preannunciato decreto natalizio.

Al di là di ciò che si pensa della gestione di questa pandemia da parte del governo, il modo in cui la stampa è diventata un modo non di informare, ma di dare anticipazioni e indiscrezioni su notizie a venire mi ha ricordato molto una dinamica pericolosa e mimetica che è quella della manipolazione.

La manipolazione è quella dinamica relazionale attraverso cui si svia l’altro da un’opinione, un’idea o lo si induce a pensare o provare qualcosa facendo leva su suoi bisogni e fragilità.

Il motivo per cui chi manipola mette in campo questa strategia è perseguire i propri interessi allontanando le responsabilità da sé, addossandole ad altri o più genericamente al sistema.

E’  un meccanismo pericoloso perché getta un’ombra lunga sulla bontà e onestà dei rapporti tra le persone e nel momento in cui viene smascherata può minare la relazione stessa. “Quindi non mi sei amico, ti servo solamente per …?!
In una certa quota fa parte di ciò di cui sono impastati le relazioni umane. Quando però il suo utilizzo è massiccio e sistematico i rapporti ne escono sfalsati e costruiti su fondamenta molto fragili.
Cercare di portare gli altri a sé può avvenire anche in altri modi. Con la persuasione, ad esempio che , a differenza della manipolazione, gioca a carte scoperte. Si può essere insistenti, anche sfinenti talvolta, ma i termini della questione sono chiari e la dinamica può prendere il tortuoso, ma virtuoso sentiero della mediazione.

Nella manipolazione questo non avviene perché la persona viene indotta a pensare in un certo modo senza che l’obiettivo venga manifestato. La manipolazione viaggia su un canale emotivo e spesso fa leva sui punti deboli altrui, sulle cui convinzioni viene gettata una luce sinistra e intermittente. Normalmente esita in successo quando chi si cerca di manipolare, consapevolmente o inconsapevolmente, non ha chiaro il proprio pensiero o sente il bisogno di una direzione, condizione che lo pone alla mercè di menti altrui.

Mi rendo conto che descritta in questo modo ha qualcosa di demoniaco, ma è molto meno confinata a situazioni patologiche di quanto non si creda, anzi alle volte viene messa in atto in modo automatico. E’ quello che capita ad esempio con i bambini, quando ad esempio, per convincerli ad indossare una maglia pesante si dice loro qualcosa del tipo: “Non vedi che ce l’hanno tutti?!”. E’ una frase detta facendo leva sulla voglia del bambino di non sentirsi diverso.

Tornando al motivo da cui nasce questa riflessione, la maggior parte dei media (non tutti) ha dato in pasto ai suoi lettori un cibo di cui in questo periodo siamo tutti molto affamati: la chiarezza.

In un momento in cui l’incertezza fa da padrona ancor più che in altri momenti, ciò di cui abbiamo bisogno, come un bicchiere d’’acqua in un deserto, è sapere cosa succederà; per delimitare un orizzonte, organizzarsi e andare avanti (ne avevo parlato qui).
Ed è su questo bisogno che una certa stampa, a mio modo di vedere, ha fatto leva per perseguire i propri interessi di visibilità, vendite e click tradendo una missione che è quella di informare.

Le notizie circolate da dieci giorni a questa parte erano ipotesi di notizie più che notizie vere e proprie.
L’unica vera notizia è che di un decreto se ne stava discutendo.
Sarebbe stato interessante capire meglio perché, ad esempio, o perché ci voleva tanto per metterlo a punto (chi viene consultato? quali variabili vengono considerate?). Ma nei fatti i telegiornali e giornali erano pieni di anticipazioni e ipotesi che alimentavano il nostro senso di incertezza e la nostra frustrazione dandoci l’illusione che ipotesi di notizie fossero vere notizie, con l’ulteriore nefanda conseguenza di confondere il significato di informazione con quello di illazione.

Confusione che non è in atto solo da questa settimana, come lo spopolare del termine Fake New ci dimostra.

Ed è una manipolazione che vedo in certi titoli e nell’utilizzo di formule e parole che inducono ad avere una opinione in merito alla cosa raccontata e non promuovono il formarsene di una propria.

L’unica cosa chiara che questo dilagare di sedicenti informazioni mi ha fatto sentire è stata l’importanza di entrare in contatto con i propri obiettivi e interessi. E’ normale averne. Sono il precipitato dei nostri desideri senza i quali saremmo esseri abulici privi di vita. Ed è normale anche volerne convincere altri con il fine di poterli raggiungere. Ma quanto si è più chiari con sé stessi e con gli altri tanto maggiore sarà incisiva la perorazione delle nostre cause e la difesa dalle manipolazioni altrui.

Essere consapevoli dei nostri interessi e desideri ci consente di stabilire rapporti più chiari con gli altri e con il mondo e farci suonare un campanello di allarme quando veniamo trattati come bambini, invece che onestamente e da esseri pensanti.