L’idea che non cambia niente, ma cambia tutto

La settimana appena passata è stata difficile; all’insegna della paura, delle restrizioni, di eventi annullati e strette di mano mancate, incertezze sul futuro e aggiornamenti su contagi e decessi.
Difficile lo è stata anche per coloro che, campando più o meno integralmente di eventi e situazioni in cui la gente si aggrega, hanno visto le loro attività e in alcuni casi il lavoro di mesi, annullati.
Pur considerando la ragionevolezza, probabilmente l’inevitabilità, di tali imposizioni, l’impotenza e la frustrazione che ne derivano sono inevitabili, soprattutto se associati all’incertezza sull’evolversi della situazione e alla più generale sensazione di essere a rischio in un paese sempre più malato e spietatamente assolato da ormai più di due mesi – quelli invernali.
Eppure, così come ciò che salva da un virus sono gli anticorpi che possono prodursi solo quando il corpo è esposto all’organismo patogeno, così il tessuto sociale e le persone reagiscono quando si trovano con le spalle al muro e il lamento, dopo aver concimato il terreno del cambiamento, smette di essere attività che interessa in quanto tale.
Nella notte tra martedì e mercoledì ho ricevuto un messaggio che, premetteva, non sarebbe stato breve perché serviva a diffondere “un’idea forse balzana” che aveva bisogno di più di 140 caratteri per essere descritta e per la quale c’era bisogno della collaborazione di 100 persone.
Quando si dice gettare il cuore oltre l’ostacolo.
Il messaggio proveniva dalle amiche proprietarie della Luna’s Torta, libreria con cucina che ospita tre o quattro eventi culturali ogni settimana e proponeva una maratona di lettura ad alta voce del Decamerone da trasmettere on line; una performance evento da accompagnare alla richiesta di istituzione di un fondo per lavoratori della cultura in situazioni di emergenza.
Le avevo incontrate poche ora prima e l’umore era ben altro. Era quello di chi tira su la serranda in un mare magnum di controsensi che ti farebbero venire più voglia di prenderla a calci, la serranda.
Ho immaginato il decorso dello stato d’animo che, da preoccupazione diventa allarme, impotenza, frustrazione, lamento, latenza e infine idea.
Dall’idea il coraggio che si fa tentativo e l’entusiasmo che si propaga come un contagio, quello buono.
Le risposte sono state immediate e numerose, le persone a rispondere così tante che le novelle del Boccaccio non erano abbastanza da coinvolgere tutti quelli che hanno alzato la mano dicendo “Ci sto”; si sono assegnati da leggere anche le parti introduttive alle giornate facendo salire a 120 il numero di persone coinvolte.
Ad oggi, non è dato sapere se e come l’evento* stimolerà la decisione dell’istituzione del fondo di emergenza eppure, a prescindere dal risultato, è una storia che spiega bene alcuni concetti preziosi anche nei percorsi individuali di ciascuno di noi, fuori e dentro da una stanza in cui si fa psicoterapia.
La soluzione non è in quella visione binaria a cui le situazioni di crisi ci mettono davanti: bianco o nero, partire o restare, vincere o perdere, farcela o soccombere.
La soluzione è l’idea fuori dalla scatola, è la creazione di qualcosa che non esisteva prima e che catalizza energia intorno a sé che, quand’anche non risolvesse il problema, fa passare egregiamente la nottata di eduardiana memoria, traghettandoci da qualche altra parte mentre fuori impazza la psicosi.
E’ un’idea che non risolve il problema, ma te ne fa avere di più interessanti della ricerca dell’Amuchina Gel.
Mentre scrivo questo post le promotrici dell’evento sono così occupate a gestirne il coordinamento da non avere materialmente il tempo di disperarsi per ciò su cui non possono intervenire direttamente, come la prossima ordinanza che dirà loro se possono o non possono rimettere in calendario gli eventi programmati da mesi.
Si sono spostate dal territorio dell’impotenza ad uno dove hanno margine di manovra, sono libere di muoversi e hanno facoltà di decidere, fare, creare, essere soggetti attivi e non vittime.
Se non ci sono soluzioni ad un problema, l’idea che cambia prospettiva è quella che ti fa avere un problema diverso, utile; forse la stessa soluzione che venne in mente a Boccaccio quasi 700 anni fa nel bel mezzo della peste nera. Quella sua idea è arrivata a noi e non ha ancora smesso di generarne altre.
*L’evento è attualmente in corso e i video visibili sulla pagina FB dedicata.