Chi sono



In tutto quello che faccio mi piace unire i punti, tra pensieri, storie, persone, informazioni, organizzazioni, opportunità.
Pur non sapendolo, ho deciso che sarei stata psicologa a 13 anni, ascoltando una conversazione in cui una persona spiegava ad un’altra una teoria di Melanie Klein. Non capii quasi nulla ma scattò in me una curiosità latente e fortunatamente mai sopita nonostante gli studi, i libri letti, la specializzazione e la pratica clinica.
Dopo la laurea, il lavoro in comunità e le prime esperienze di affidi diurni, sono approdata nel mondo del sociale in una declinazione che mi conquistò per il suo pragmatismo: il lavoro.
Sono diventata orientatrice lavorando a progetti di inserimento lavorativo per persone svantaggiate.
È un lavoro che mi ha educato all’ascolto, alla relazione nella professione d’aiuto, alla progettualità fatta di piccoli, piccolissimi, passi e mi ha aiutato a conoscere mondi con codici, culture e riferimenti così lontani da sembrare inconciliabili. Starci in mezzo ha significato spesso trovare il modo di accorciare le distanze, rendere comprensibili linguaggi diversi, mediare e credere in un cambiamento possibile, nonostante le difficoltà.
È stato un bell’approdo, eppure quella teoria di Melanie Klein ancora rivendicava attenzioni. Ho ascoltato il richiamo e mi sono rimessa in cammino per diventare psicoterapeuta.
Mi sono specializzata nel 2016 in una scuola ad orientamento sistemico-relazionale con una tesi sull’utilizzo della fotografia nella psicoterapia che, insieme alla scrittura è una mia grande passione.
Non sono incappata per caso in questo argomento: sono convinta che la creatività sia una via regia per aiutare le persone a star meglio, educandole al loro personale modo di esprimersi: siamo tutti artisti in qualcosa. Trovare il modo di applicare al mio lavoro ciò che mi ha sempre aiutato a conoscermi, a comunicare, a stare bene affinché possa essere utile anche ad altri è sempre stato un sogno, un chiodo fisso, una profonda convinzione.
Per questo e per le mie terapie personali di stampo psicoanalitico mi considero una psicoterapeuta ibrida con una cassetta degli attrezzi variegata.
Amo le storie.
Oltre a quelle delle persone che incontro per lavoro, quelle che trovo dentro ai libri o sullo schermo, meglio se grande, anche se non disdegno quelle che scorrono sul mio computer o che ascolto per radio e nei podcast.
Mi piace condividerle e discuterne. L’ho fatto sempre, a voce, e da quando ho un blog e una newsletter, lo faccio anche per iscritto. Penso che la cura delle parole, quella che si prefigge la psicologia, non stia confinata nei testi che parlano di diagnosi, sintomi, patologie, ma sia un modo di guardare trasversale a mondi e discipline diverse.
Per quanto non ne abbia mai abbastanza, quando le parole nelle storie si accavallano, cerco luoghi in cui si distendano. Quello che funziona meglio è la montagna: forse perché mi è famigliare e le vette costano fatica, ma ripagano in pienezza.
Esercito in uno studio a Torino che non è solo mio. Lo condivido con 2 colleghe e amiche: si chiama Spazio Altea. Continuo ad occuparmi anche di orientamento al lavoro, in particolare migranti, per enti pubblici e privati, ma dedico la maggior parte delle mie energie ai miei pazienti e alle redazioni terapeutiche del mio blog.
Contatti
Puoi scrivermi a info@michelaroccello.it
o chiamare il 392 6566995 (telefonate o whatsapp).
Ricevo in via Marco Polo, 5 a Torino.