5 DOMANDE SULLA PSICOTERAPIA. Lucrezia

22 Feb 20 | Psicoterapia

Normalmente si intervistano gli esperti ma la mia curiosità mi ha suggerito di fare il contrario. Nasce così l’idea della rubrica “5 domande sulla psicoterapia. Interviste a chi a non è psicoterapeuta.”

Le 5 domande sono sempre le stesse, poste a persone diverse, più una sesta, improvvisata, che prende forma dalle suggestioni nate nel corso della chiacchierata.

La non esperta (almeno in teoria)  di questo post è Lucrezia.

Prima delle 5 domande, 5 coordinate su chi risponde.

Pronti, via.

  1. Nome. Lucrezia
  2. Età. 22
  3. Cosa fai nella vita? Formalmente studio giurisprudenza, nella sostanza sono una un’appassionata di cinema.
  4. Mi sai dire il titolo di un libro, una canzone o un film che parla di te parlando di qualcun altro? 
    Direi un film, “Il Servo” di Joseph Losey (1963). Parla della contrapposizione tra l’apparenza e la realtà delle cose. I protagonisti sono un ricco figlio di papà e il servo che lui assume per badare alla casa.
    In apparenza la vita del servo dipende dal padrone, ma nei fatti il vero padrone è il servo perché, senza di lui, la casa sarebbe allo sbaraglio. Il servo si appropriadi tutti gli spazi e così facendo si appropria del padrone stesso. Mi sento rappresentatada questo film perché ho avuto, per molto tempo, la sensazione di poter controllare la realtà, ma, nei fatti, ho scoperto di esserne vittima. E’ una scoperta che inizialmente mi ha spaventato ma poi ho capito che è terribilmente noioso controllare tutto.
  5. Qual è il consiglio migliore che ti abbiano mai dato? Tutti quelli che non ho mai ascoltato!

E, venendo alle 5 domande del titolo.

  1. Quali sono le prime parole che associ alla psicoterapia?
    Punto interrogativo – punto interrogativo – punti interrogativi – puntini di sospensione e poi un altro punto interrogativo.
  2. Puoi spiegarmi in parole tue che differenze ci sono tra psicologia e psicoterapia?
    Cerco di fare un po’ di etimologia della parola per arrivarci. La psicologia studia la psiche umana. Mi rendo conto che la questione, posta in questo modo, si sposta sulla definizione di psiche che penso sia quel costrutto che gli antichi avrebbero chiamato anima e che oggi chiamiamo mente. Mente è una parola difficile. Quando abbiamo a che fare con la mente ci si muove al buio. La psicoterapia è invece un insieme di tecniche che vengono utilizzate per guarire il malessere mentale di una persona che molto spesso non ha una base oggettiva. Da un punto di vista cerebrale magari funziona tutto perfettamente, ma la persona si narra in un modo che gli nuoce, ad esempio come uno che non vale niente. La sfida della psicoterapia è portare la persona a narrarsi in un altro modo, a guardarsi da un’altra prospettiva.
  3. Ti chiedo di pensare qualcuno a cui la consiglieresti. Perché pensi gli/le gioverebbe?
    La persona a cui ho pensato non ha capito che esiste una grossa differenza tra esistere e vivere. Ha messo i remi in barca. Non ha capito che esiste un altro modo e che vivere è sicuramente più faticoso che non esistere perché bisogna mettersi in gioco e scendere a compromessi ma, nel lungo periodo, ti dà una soddisfazione più grande perché ti permette di vivere le sensazioni in modo più intenso.
  4. Qual è il modo in cui ti prendi cura di te?
    Passeggio con la mia radiolina portatile impostata su 98.2 (Radio Tre) e ascolto Hollywood party sapendo che mi perderò nei miei pensieri ma va bene così perché i miei pensieri sono la cosa più bella che ho. Escluso Hollywood party.
  5. Puoi fare tu una domanda sulla psicoterapia. Cosa vorresti sapere/Cosa ti incuriosisce?
    Mi chiedo sempre se uno psicoanalista si chiede cosa c’è nella mente dei suoi pazienti e provi in qualche modo ad entrarci dentro o se, per poterli aiutare, debba rimanerne fuori.
  6. Qual è il più bel film che parla di psicoterapia, secondo te, anche in modo metaforico? Mi vengono in mente molti libri ma nessun film perché il cinema è l’arte dell’immagine e la psicoterapia, basandosi sulla parola, non è adatta secondo me ad essere narrata attraverso il linguaggio espressivo del cinema. Se il cinema si basa sulla parola, finisce per fallire perché annoia. Il cinema deve semplificare ma, nel momento in cui semplifica la profondità insita nella psicoanalisi, si svuota.Invece ci sono dei libri che la narrano benissimo. Ad esempio La Scopa del Sistema di David Foster Wallace (Einaudi, 1987) dove ci sono trascrizioni fittizie delle sedute psicoanalitiche della protagonista. La figura dello psicoanalista non ne esce bene, perché l’immagine che emerge è quella di un furbacchione che fa discorsi astrusi e poco aderenti alla realtà a cui il paziente si aggrappa essendo in una condizione di bisogno. Ma Wallace era un provocatore nato; io non sono così disfattista. Credo che ci siano psicoterapeuti più bravi di altri. Credo siano quelli dotati di più empatia e non necessariamente quelli che hanno studiato di più. Penso che la cosa importante sia trovarne uno che sia, sì bravo, ma anche giusto per te.